Coordinatore scientifico del Master Tecnologie digitali e immersive per l’arte e la cultura, fondatore di TuoMuseo e curatore di Lucca Comics & Games, Fabio Viola è considerato uno dei più influenti gamification designer al mondo. Abbiamo parlato con lui di gamification, tecnologia e mondo della cultura. Ecco che cosa ci ha raccontato:
Ciao Fabio, sei coordinatore scientifico del Master Tecnologie digitali e immersive per l’arte e la cultura, quindi iniziamo da qui. Perché abbiamo bisogno di integrare la tecnologia nel mondo dell’arte e della cultura?
Le tecnologie sono parte integrante della produzione artistica e culturale contemporanea, sono intrinsecamente connotate tanto nella parte di creazione quanto in quella di fruizione. Quando ben impiegate, consentono di abbattere barriere fisiche e cognitive rendendo accessibile il patrimonio culturale a nuove generazioni e pubblici sempre più diversificati. Le tecnologie immersive, interattive e digitali arricchiscono la narrazione culturale attraverso strade creative impensabili fino a pochi anni fa.
Che cosa succede quando la cultura non si limita a essere “fruita” ma diventa “giocata” o “sperimentata” grazie alle tecnologie digitali? Come cambia il ruolo del pubblico?
Uno degli obiettivi del Master è proprio quello di formare operatori culturali in grado di andare oltre le logiche della digitalizzazione per imparare a generare esperienze native digitali in cui rielaborazione creativa, arte e nuove tecnologie si fondono per trasformare lo spettatore in quello che mi piace definire spettAttore o anche spettAUtore. Abbiamo l’obbligo di creare esperienze che siano coinvolgenti, memorabili e partecipative colmando quel gap che esiste tra istituzioni e pubblici.
Concentriamoci in particolare sulla gamification. C’è chi teme che introdurre il gioco nel mondo culturale significhi semplificarlo o renderlo meno autorevole. Come rispondi a questo pensiero?
La gamification non semplifica, bensì amplifica. Attraverso dinamiche ludiche si possono approfondire contenuti complessi e favorire l’apprendimento in maniera naturale e intuitiva. Non si tratta di banalizzare la cultura, ma di aprirla a un dialogo con linguaggi più immediati e vicini alla sensibilità contemporanea, mantenendo rigore e profondità. Pensiamo ad eventi come Lucca Comics & Games, di cui sono uno dei curatori, che è diventato uno dei festival culturali più visitati al mondo con oltre 300.000 biglietti venduti e in cui i nuovi linguaggi dialogano con le mostre ospitate in templi sacri come Palazzo Ducale o Villa Guinigi. Basti pensare all’ampio uso che oggi si fa di Minecraft in istituzioni culturali per creare collaborativamente mappe di luoghi o il successo di progetti come Father and Son per il Museo Archeologico Nazionale di Napoli con il videogioco scaricato da oltre 5 milioni di persone.
In che modo l’intelligenza artificiale può diventare uno strumento attivo per valorizzare il patrimonio artistico e culturale?
L’intelligenza artificiale consente di creare esperienze personalizzate, capaci di adattarsi ai bisogni e agli interessi dei singoli utenti. Può contribuire a scoperte e analisi inedite sul patrimonio culturale, automatizzare la conservazione e restauro di opere d’arte e facilitare la creazione di nuove forme narrative, arricchendo significativamente la nostra comprensione e valorizzazione della cultura. È parte fondamentale dei prossimi processi lavorativi ed è importante comprenderla e saperla utilizzare attraverso i principali tool testuali, grafici, audio, visivi sia per efficientare le operazioni quotidiane sia per la sperimentazione di nuove forme d’arte procedurale.
Quali competenze dovrebbe avere oggi un professionista che vuole lavorare all’intersezione tra cultura, tecnologia e storytelling?
Primariamente una spiccata curiosità e voglia di aggiornarsi costantemente per governare la velocità nella quale stiamo vivendo. E ancora una forma mentale votata alla sperimentazione in cui la radice culturale possa coniugarsi con le ali offerte dai nuovi linguaggi e tecnologie. E poi capacità di ibridazione, entrando in contatto con figure professionali diverse, e abilità di guidare un progetto dalla fase contenutistica a quella creativa fino alla sua progettazione ed esecuzione tecnologica. Questa trans-disciplinarietà aiuta ad aprire numerose porte anche in un settore culturale tradizionalmente restio ai veloci cambiamenti.
In occasione dei 100 anni di Treccani gli studenti del Master Tecnologie digitali e immersive per l’arte e la cultura di cui sei coordinatore scientifico hanno realizzato un video mapping sulla facciata di Palazzo Treccani. Di che cosa si tratta?
È stato un percorso formativo e umano lungo mesi coronato dalla soddisfazione di vedere studenti e studentesse che, coordinati dal corpo docente, hanno saputo interpretare la storia secolare di Treccani raccontandola attraverso un video mapping immersivo che hanno seguito in tutte le sue fasi: dalla scansione dell’edificio storico dell’Istituto della Enciclopedia Italiana alla scelta dei fornitori hardware, dalla produzione della proiezione fino alla sua messa “on air”. Lo spazio architettonico è diventato un immenso schermo dinamico attraverso cui raccontare una storia fatta di parole chiave della storia italiana e di Treccani. Sono curioso di vedere la nuova classe all’opera sulla sfida 2025!
A proposito di giochi: qual è il prossimo “livello” per il mondo della tecnologia applicata alla cultura? Che direzione ci aspetta secondo te?
La prossima frontiera sarà la piena integrazione di tecnologie immersive e intelligenza artificiale, con esperienze culturali sempre più personalizzate e adattive. Esperienze come quelle portate avanti dal collettivo giapponese Teamlab con i suoi “musei” diventati avamposti di sperimentazione ed immersione dei pubblici.
Hai fondato TuoMuseo, un collettivo di artisti, game designer e developer impegnati nella creazione di progetti che intersecano il mondo dell’arte con quello dei videogiochi. Qual è il vostro progetto di cui vai più orgoglioso?
Father and Son, realizzato per il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, è certamente uno dei progetti di cui sono più orgoglioso. Questo videogioco ha coinvolto milioni di giocatori da tutto il mondo, raccontando storie profonde e universali attraverso le opere d’arte del museo, dimostrando concretamente come il linguaggio del gioco possa essere potente strumento di connessione culturale ed emotiva. Tra i progetti in corso sicuramente il cantiere digitale aperto a Dossena, un piccolo borgo di mille abitanti sulle montagne bergamasche dove un intervento complesso tra videomapping, ologrammi, tour virtuali interattivi sta portando a nuova vita le antiche miniere abbandonate.