Approcciarsi all’arte con i social media

Febbraio 10, 2023

Interviste

Intervista a Rachele Borotto Dalla Vecchia

Una passione, come quella per l’arte, può diventare un lavoro. È il caso di Rachele Borotto Dalla Vecchia, nota sui social come @blondewithstendhal, che attraverso post e video su Instagram e TikTok e un canale Telegram si è inventata un nuovo approccio divulgativo per far conoscere le bellezze artistiche italiane, e non solo, al suo pubblico.

Il caso di Rachele Borotto Dalla Vecchia mostra l’importanza della comunicazione social nel mondo dell’arte. Musei come le Gallerie degli Uffizi e il Rijksmuseum di Amsterdam hanno cominciato a raccontare le loro collezioni su TikTok. Figure come quella del e delle content creator stanno diventando sempre più centrali nel mondo dell’arte, che nel digitale sta trovando nuove risorse, nuovi strumenti e nuovi modi per raccontarsi e raggiungere un pubblico sempre più ampio. 

Quello della comunicazione social è uno dei pezzi del puzzle da studiare e approfondire, nonché uno degli sbocchi possibili, per chi sceglie di occuparsi della gestione strategica dei beni e delle organizzazioni culturali, attraverso l’offerta formativa di Treccani Accademia dedicata all’arte e alla cultura.

Da dove nasce la tua passione per l’arte e come hai fatto a trasformarla in un lavoro?

Fin da bambina ero appassionata di disegno, quindi è stato facile per me scegliere il Liceo Artistico di Porta Romana a Firenze con indirizzo pittura e scultura. Non solo mettevo in pratica l’arte ma la studiavo anche, appassionandomi sempre di più alla sua storia. Terminato il liceo ho scelto di iscrivermi a Scienze dei Beni Culturali all’Università di Pisa e all’inizio del terzo anno ho creato una pagina Instagram per raccontare ciò che studiavo. Sempre più persone si sono appassionate ai miei viaggi culturali e ad oggi varie istituzioni decidono di investire per promuovere, presso la mia community, mostre ed attività culturali del territorio italiano e non solo.

Pensi che il nostro rapporto con l’arte e con il patrimonio artistico sia cambiato da quando usiamo i social per esplorare e informarci? Come utente, ti sei trovata a scoprire sui social opere o luoghi di cui non eri a conoscenza?

Penso che il mondo culturale sia molto cambiato dopo la pandemia. Ha sentito la necessità di essere presente non solo nella realtà fisica ma anche in quella digitale. Di conseguenza da allora anche il pubblico, soprattutto quello più giovane, è molto più attivo nel seguire le novità culturali tramite il web. Come utente mi informo per l’80% tramite i social, ad esempio sull’inizio e la fine di una mostra, e quando il profilo Instagram di un’ente culturale è assente sulla piattaforma ne rimango stupita in negativo perché non mi ha permesso una facile accessibilità alle loro attività. Tramite Instagram e TikTok ho scoperto numerosi luoghi ed opere che non conoscevo, in particolare quando viaggio è mia consuetudine chiedere alla community consigli su quella determinata città e in questo modo ho visitato luoghi che probabilmente non avrei mai visitato.

Il tuo nickname rimanda subito alla sindrome di Stendhal, quella fortissima emozione, disorientante, quasi troppo forte, che si prova davanti alla magnificenza di un’opera d’arte:  l’hai mai provata? Ed è possibile provarla attraverso i social?

Esatto. Per quanto riguarda la prima domanda ti rispondo che non ne sono sicura. Nell’estate 2020 visitai il Rijksmuseum di Amsterdam e di fronte alla lattaia di Vermeer rimasi per diversi minuti imbambolata a fissarla. Non mi resi conto del tempo che passava, tanto che il mio fidanzato si mise a sedere aspettando che terminassi. 20 minuti dopo pensavo che fossero passati solo 30 secondi. È stato strano, i miei pensieri si sono annullati per un istante e la mia attenzione era focalizzata solo sul latte che sgorgava dalla brocca. Non penso che simili sensazioni si possano provare tramite i social, questi ultimi sono un mezzo per spingerti a visitare determinati luoghi e poi, in autonomia, vedere quello che ami.

Qual è il tuo rapporto con chi segue il tuo profilo? Ti vengono chiesti consigli o spiegazioni su determinati luoghi o opere? Come scopri le curiosità che poi racconti nei tuoi video?

Amo il rapporto con la mia community. Siamo tutti legati da un’unica passione, quella per l’arte, che ci spinge a condividere luoghi, musei e mostre che abbiamo visitato. È un rapporto reciproco: io consiglio a loro e loro consigliano a me, non c’è cosa più bella di questa. Non solo mi chiedono consigli su opere e luoghi da visitare, ma anche sul percorso di studi. Alcuni di loro mi hanno scritto che se hanno scelto di studiare storia dell’arte è anche un po’ merito dei contenuti che pubblico e questo per me è un onore. Le curiosità artistiche che condivido sono spesso informazioni e contenuti che studio all’università che poi traduco nel linguaggio dei social. Per quanto riguarda i consigli su luoghi da visitare c’è tanta ricerca dietro e in più, come dicevo prima, chiedo direttamente alle persone che mi seguono se hanno dei consigli da darmi. Poi io li metto in pratica e condivido ciò che più ho apprezzato.

Qual è la forza del reel rispetto a un contenuto statico come una foto o una grafica, e quali sono gli strumenti in più che ti possono dare Instagram e TikTok rispetto a piattaforme “più anziane” come Facebook e Twitter? 

Instagram, anche un po’ a causa di TikTok, sta sempre di più spingendo il formato video rispetto alle fotografie. Da quando ho iniziato a creare Reel il mio profilo ha fatto proprio un salto di qualità, riuscivo a comunicare meglio con la mia community e al contempo a raggiungere sempre più persone tramite la sezione “Esplora”: numeri di copertura (utenti raggiunti da un contenuto postato sui social, ndr) che non avrei mai raggiunto tramite un classico post. TikTok è stata la seconda piattaforma con cui mi sono interfacciata, all’inizio era un semplice repost dei video che creavo su Instagram, adesso è anche un modo per condividere la mia quotidianità. Per quanto riguarda Twitter e Facebook non li ho mai utilizzati, il primo lo trovo distante dal mio modo di comunicare mentre nel secondo è poco presente il target di pubblico a cui faccio riferimento.

Hai anche un canale Telegram, in che modo lo usi? Come cambia qui il tuo racconto dell’arte rispetto a quello che fai su Instagram e TikTok?

Il canale Telegram è un mezzo diretto per parlare con la mia community. A causa dell’algoritmo non sempre tutti riescono a vedere i miei contenuti, ma grazie al canale li avviso dell’uscita di un nuovo video o post. Inoltre Telegram mi permette di creare un rapporto più stretto con loro, chiedendo consigli e aggiornandoli in diretta su quello a cui sto lavorando. Per il 2023 ho come progetto quello di organizzare delle uscite artistiche col fine di conoscere dal vivo le persone che mi seguono e far conoscere a loro volta nuove persone appassionate all’arte. Telegram mi permetterà di organizzare queste uscite in modo più facile e veloce.


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