L’arte è sempre più immersa nel mondo digitale
La Tate di Londra conta oltre 4 milioni di follower su Instagram, il Louvre supera su Facebook gli 8 milioni e mezzo di like, mentre il Moma, aggiungendo anche Twitter, arriva a quasi 13 milioni di utenti. Musei e gallerie d’arte hanno consolidato la loro presenza sui social, spesso con grandi successi comunicativi. Ma il modo in cui le istituzioni culturali parlano al pubblico digitale, interagendo tra live e newsfeed, non si limita ai social.
Il British Museum permette di visitare parte della sua collezione restando seduti sul divano: gli utenti possono entrare nel maestoso edificio di Great Russell Street e osservare l’iconica stele di Rosetta o le antiche mummie egizie. Nel sito The Museum of the World, creato dal British Museum in collaborazione con il Google Cultural Institute, si può compiere un viaggio nel tempo grazie ai reperti custoditi nel museo, che possono essere studiati e approfonditi: uno strumento quindi utilissimo anche per gli accademici.
Usando invece un altro fondamentale tool di Google, Street View, il Guggenheim di New York permette di salire la sua celebre rampa a spirale e passeggiare davanti alle opere di Paul Gauguin e Kazimir Malevich. I tour virtuali non riguardano solo i musei: Google Arts & Culture ha creato Open Heritage, per preservare il patrimonio dell’umanità e permettere di esplorare luoghi di tutto il mondo in 3D, dalla cattedrale di Città del Messico alle foreste della Nigeria.
Anche i videogame possono diventare uno strumento comunicativo efficace di promozione e divulgazione. Nel 2020, in seguito all’inizio della pandemia, il Met di New York, il Getty Museum e il Cincinnati Art Museum hanno reso disponibili le loro collezioni su uno dei giochi Nintendo più amati: Animal Crossing. La gamification è un trend in crescita, così come l’uso della realtà aumentata. Il Musée d’art et d’histoire di Ginevra, ad esempio, offre ai suoi visitatori un’app che permette di visualizzare le statue del museo nella loro forma integra originale. Nel 2021 il Museo di Storia naturale di Parigi, attraverso Microsoft Hololens, ha lanciato il progetto REVIVRE che permette, attraverso la realtà aumentata, di trovarsi faccia a faccia con animali da tempo estinti.
L’artista Kaws ha portato la sua nuova mostra New Fiction su Fortnite, ma non si è fermato qui: grazie alla collaborazione tra la Serpentine Gallery di Londra e Acute Art, ha creato una app che diventa un ponte tra il mondo virtuale e quello fisico. Dipinti e sculture possono così essere visti in qualsiasi parte del mondo. Le nuove tecnologie diventano così “un’opportunità per creare un dialogo”, come ha raccontato Kaws al Guardian, con moltissime persone in più rispetto a quelle che potrebbero visitare le opere dal vivo.
L’ultima novità, nel campo della comunicazione digitale, sembra l’ingresso nel Metaverso. Come quello della Unit Gallery di Londra, con la mostra Platform, accessibile a utenti da tutto il mondo.
La comunicazione dell’arte sfrutta i tool offerti dalla continua evoluzione del digitale: il marketing culturale non può fare a meno di restare aggiornato e comprendere a fondo le potenzialità dei nuovi strumenti. Se Walter Benjamin nel 1936 scriveva L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, oggi dobbiamo guardare ancora oltre, in un’epoca della riproducibilità che ci coinvolge sempre, 24 ore su 24, in un mondo in cui l’aura artistica ha nuovi parametri dati da media immersivi che possono aiutare l’esperto di marketing e innovazione digitale nella divulgazione, nello studio e nella scoperta dell’arte e della cultura.
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