La pratica del fundraising all’interno dello sviluppo e della progettazione culturale è sempre più centrale. Riconoscere il ruolo strategico del fundraising è il primo passo per valorizzare la cultura come asset principale di sviluppo del nostro Paese.
Una buona pratica di fundraising non si configura come una semplice raccolta fondi, ma come un’attenta analisi di sostenibilità economica volta a sostenere – nel caso specifico – un’attività o un progetto culturale. L’obiettivo di un bravo fundraiser è sì quello di finanziare il progetto, ma anche di promuovere il coinvolgimento e la partecipazione alla causa di sostenitori e donatori. Il fundraising è l’occasione per fare qualcosa insieme: realizzare un progetto, sostenerlo, dare a un’attività culturale in cui si crede la possibilità di accadere. Diventare parte attiva di un processo, trasformandosi da spettatori e visitatori in promotori.
Nell’ambito delle istituzioni culturali e dei musei questo cambio di prospettiva ha perciò un valore non solo economico, ma anche sociale. La chiusura degli spazi culturali durante il picco pandemico e il conseguente arresto dei programmi pubblici hanno avuto un forte impatto sulla vita civile e sociale del paese. Nell’ottica di ricucire questo inevitabile strappo, sempre più musei e istituzioni culturali si sono aperti a una progettualità condivisa con il pubblico, ampliando a livello di offerta culturale i momenti discorsivi, di incontro. Questa apertura e coinvolgimento può avvenire però anche sotto il profilo economico e di raccolta fondi: è il caso emblematico della campagna di fundraising inaugurata nel 2021 dal Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano con il titolo “Tutti per il Museo per Tutti”. L’obiettivo della campagna è esplicitato dal payoff scelto dal museo, ispirato alla frase attribuita a Guido Uccello di Nemi, fondatore del museo: “Il Museo è vivo, di tutti, aperto a tutti. È il Museo del divenire del mondo“. Un museo vivo aperto a tutti è un museo co-progettato, sostenuto da chi lo abita e lo popola: la campagna di individual fundraising aveva come prospettiva quella di reperire fondi cosiddetti “non finalizzati”, cioè fondi per il programma educativo e pubblico annuale, non destinati alla copertura di specifici progetti ma aperti a una progettualità più ampia.
Secondo Giovanni Crupi, Head of development del Museo, il fundraising diventa uno strumento in grado di ampliare, rafforzare e ricostruire le relazioni con i pubblici e sostenitori, orientandole verso forme di partecipazione più attive e solidali nei confronti della vita dell’Istituzione.
È in questa direzione che è necessario approcciarsi alla pratica, definendo con chiarezza i progetti da finanziare e gli obiettivi di raccolta fondi da raggiungere. Tenendo a mente la “buona causa”, ma sempre senza perdere d’occhio i target ideali e i mezzi e i metodi di comunicazione da utilizzare.