Intervistiamo Armando Castagno, critico enologico e uno dei maggiori esperti del territorio della Borgogna.
230 chilometri che esprimono quanto di meglio esista nel mondo della produzione vitivinicola, patria delle loro maestà Pinot Nero e Chardonnay. Parliamo della Borgogna in cui il terroir è tutto: esprime arte, storia e cultura, oltre che vini di estremo pregio. Ne parliamo con Armando Castagno, critico, degustatore, autore di numerosi libri sul vino e uno dei maggiori esperti del territorio. Con Treccani Accademia Castagno ha progettato il Master La Borgogna che conduce i partecipanti in un viaggio ideale alla scoperta dei vini di questo straordinario territorio. Un percorso che propone la degustazione di ben 70 etichette della storica regione della Francia Centro-orientale.
Perché la Borgogna ha così tanto da raccontare?
La Borgogna ha una storia di profondità eccezionalmente rilevante oltre che molto complessa. Qui ci sono vigneti che avevano estensione e forma identica all’attuale quattordici secoli fa; ma non è solo questo. Per come si è sviluppata la sua vicenda storica e sociale – si possono citare, ad esempio, la sorte dei fondi rurali dopo la Rivoluzione del 1789 e il diritto ereditario napoleonico – c’è sempre stata una tendenza alla frammentazione del territorio, alla sua classificazione meticolosa, all’approntamento di tipologie archetipiche. Nella sola Côte d’Or, che è uno di quattro macro territori nei quali la Borgogna si può suddividere per ragioni di studio, sussistono oltre 100 denominazioni di origine ciascuna con un disciplinare di produzione a sé stante. Un labirinto, va ammesso, ma nel quale è possibile trovare il filo di Arianna e venirne fuori più consapevoli.
La Francia e i suoi vini blasonati continuano a essere un punto di riferimento per gli appassionati e i professionisti del vino. Una supremazia che non teme rivali?
Con riguardo ad alcune tipologie, ad esempio i vini spumanti, i rossi leggeri, i bianchi secchi giocati sulla potenza, credo che in effetti per “rivaleggiare” con la Francia occorrano almeno 200 anni di autocoscienza e studio dei terroir migliori, efficace e sobria comunicazione, tensione senza tentennamenti verso la qualità, serietà legislativa e rinnovamento del materiale botanico in campo. Non sono cose da poco, evidentemente. Ci sono tuttavia segmenti in cui altri paesi del mondo possono dire la loro. Anche l’Italia, ma non solo l’Italia.
Qual è il suo criterio nella selezione delle bottiglie da proporre in degustazione durante il Master La Borgogna di Treccani Accademia?
Duplice. Adotto anzitutto un criterio didattico, cercando di allineare in assaggio bottiglie che facciano da testimoni attendibili di quanto spiegato e opinato a lezione. Assodato quindi che non serviremo al Master vini per così dire “anarchici”, in tutto slegati dai luoghi di origine (vini cioè che raccontano solo del gusto di chi li ha prodotti e che potrebbero provenire da qualsiasi vigneto francese) c’è da selezionare il meglio. Cioè saranno tutti (e solo) grandi vini, espressioni complesse, di carattere, vini capaci di imprimersi nella memoria per una fisionomia che coinvolge, che interessa.
Ci racconta come conduce le sue degustazioni?
In modo molto semplice e senza dare affatto per scontato che si conosca già l’enografia francese. Pressoché ciascuna lezione ha una parte introduttiva che riguarda un tema generale: la legislazione e la nomenclatura, l’ampelografia, l’enologia, la viticoltura, la geologia, persino la toponomastica, la bibliografia disponibile, l’accostamento al cibo. A seguire si entra nel vivo della parte enografica con lo studio dei luoghi, toccando ogni punto che riteniamo abbia un peso nella comprensione della Borgogna del vino. E, infine, l’assaggio, prendendo il tempo necessario per “ascoltare” il racconto di ogni vino.
A chi è rivolto quindi questo Master sulla Borgogna?
A chiunque voglia approfondire la conoscenza di un territorio meraviglioso, non solo nella sua parte più agevolmente tangibile, che è il vino, ma anche e direi soprattutto nel modo in cui la comunità che lo abita ha dato risposte a domande basilari. Riguardano il savoir faire produttivo, l’importanza del lavoro in campo, il rapporto tra vino e ambiente e la salvaguardia fattuale di quest’ultimo, il senso del termine “terroir” e delle denominazioni di origine, il ruolo dell’enologia e della tecnologia, ma anche dell’istinto e dell’ispirazione in un sistema che sia virtuoso e duraturo, il talento lirico della leggerezza e della trasparenza, il ruolo del vignaiolo nel tempo attraverso le generazioni, il valore della pazienza e dell’umiltà.
Master La Borgogna
10 edizioni,
5 sedi: Roma, Monopoli (BA), Firenze, Napoli, Reggio Emilia
260 partecipanti;
+800 vini degustati;
Scopri il programma e le sedi:
- Master La Borgogna a Firenze
- Master La Borgogna a Roma
- Master La Borgogna in Puglia
- Master La Borgogna a Napoli
- Master La Borgogna a Reggio Emilia
Tutte le edizioni sono rivolte a coloro che per passione e interesse intendono approfondire il tema della Borgogna, a sommelier, professionisti del settore, imprenditori vitivinicoli.
Scopri di più sul nostro sito e scarica le brochure dei Master.
In Cover, lo Château de Meursault. Oggi il castello è una delle cantine più importanti che si possono scoprire lungo la strada del vino di Borgogna. Montrachet, Francia