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Oscar Murillo alla Fondazione Memmo: una piacevole scoperta

Maggio 11, 2022

Eventi News

Per chi nei mesi passati avesse speso le sue domeniche con il naso all’insù nelle chiese della Capitale, in realtà a Roma c’è anche l’arte contemporanea, basta sapere dove cercare. È il caso della mostra Oscar Murillo. Spirits and gestures che ha chiuso proprio il 20 marzo scorso, ma che ha lasciato un qualcosa alla città.

Non molti sanno che gallerie e fondazioni private offrono la possibilità di visitare i loro spazi gratuitamente. Infatti, essere appassionate e appassionati d’arte contemporanea non vuol dire necessariamente dover pagare costosi biglietti per mostre e musei. Basta una ricerca su google per accertarsi degli orari e di eventuali prenotazioni e il gioco è fatto! Non è il caso poi di farsi ingannare dagli ambienti bianchi e apparentemente freddi, il personale in realtà è sempre ben disposto a parlare delle opere esposte.

Nello specifico, se state quindi passeggiando su Via del Corso, non potete perdervi una visita alla Fondazione Memmo, in via della Fontanella Borghese 56/b. Qui si è da poco conclusa la mostra su Oscar Murillo, un artista colombiano vincitore nel 2019 di un famoso premio, il Turner Prize.

Perché proprio Murillo?

Dovete sapere che la Fondazione Memmo ha un programma di residenze d’artista, il che vuol dire che invita artiste e artisti appositamente selezionati a vivere per un breve periodo negli spazi della Fondazione. Durante questo periodo, viene chiesto loro di creare opere da poter esporre successivamente nelle sale visitabili dal pubblico.

Nel 2019 è stato il turno di Oscar Murillo appunto, che ha deciso di creare qualcosa ispirato a ciò che l’ha colpito di più della città di Roma: l’unione del sacro e del profano. Ecco allora che la Fondazione è stata riempita di mobili e panche da chiesa, che bloccavano porte e finestre verso l’esterno. Su di esse, pietre a forma di pagnotte, fatte di una speciale ricetta dell’artista (farina di mais e cemento cotti al forno), invadevano lo spazio come funghi. L’effetto barricata diventava molto buffo se si guarda al pacifico cortiletto cui si oppongono. 

Che altro? Murillo in questa mostra ha messo davvero tutto se stesso, portando drappi densi di colori spremuti (da qui i “gestures” del titolo), labirinti di teli, appunti sparsi.

Infine, tra i teli Murillo ha nascosto una piccola immagine di un angelo. Si tratta di un originale di Sartorio (Roma, 1860 – Roma, 1932), un artista italiano di fine ‘800 che Murillo ha apprezzato molto. Quello a Sartorio non è il solo omaggio a un artista che Murillo fa in questa mostra: sparsi nell’ambiente, infatti, vi erano dei disegni del pittore romano Domenico Gnoli (Roma, 1933 – New York, 1970), che con le sue linee semplici e pulite faceva da contrasto alla pittura chiassosa di Murillo.  

Se siete incuriositi dallo spazio della Fondazione Memmo, dal 12 aprile aprirà una nuova mostra, “Quasi” di Amalia Pica. Non perdetela!



A cura di Ilaria Di Marco, Studentessa Master Management dell’Arte e dei Beni Culturali,

Contenuto redatto per il laboratorio Scrivere d’Arte attraverso il quale gli studenti raccontano la propria visione del mondo dell’arte. Uno spazio di riflessione e confronto sull’attuale sistema culturale italiano e internazionale dove vengono sviluppati interessanti contenuti redatti e curati dai futuri manager e professionisti del settore.

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